Comunicati Stampa
A Ecomondo siglata intesa per riuso e riciclo dei rifiuti tessili domestici
CONAU, l’Associazione italiana delle aziende della raccolta e valorizzazione delle frazione tessile dei rifiuti urbani aderente a FISE UNICIRCULAR, e l’omologa associazione tunisina CONNECT GL Friperie hanno siglato oggi a Rimini, nel corso della fiera per la green e circular economy Ecomondo, un Protocollo d’intesa, alla presenza di UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), interessata a valutare le ricadute occupazionali in Tunisia, per valorizzare la “gestione integrata” tra i sistemi Italo – tunisini di economia circolare della filiera del fine vita dell’abbigliamento usato (frazione tessile dei rifiuti urbani).
L’accordo, firmato dai Presidenti delle due Associazioni al termine dell’evento “Nuovi modelli organizzativi per le filiere industriali”, intende rendere trasparente e tracciabile la commercializzazione di questi prodotti a fine vita tra Italia e Tunisia, dove, nel quadro di una virtuosa partnership industriale, sono valorizzati attraverso riuso e riciclo, con evidenti benefici ambientali, occupazionali ed economici per entrambe i Paesi.
Secondo gli ultimi dati del Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati oggi questo settore della circular economy ha raggiunto un equilibrio: in Italia si raccolgono ogni anno circa 150.000 tonnellate di abbigliamento usato che vengono sottratte allo smaltimento in discarica o in inceneritore, garantendo circa 1.000 posti di lavoro in gran parte in piccole aziende e nel mondo delle cooperative sociali che impiegano una quota significativa di soggetti svantaggiati. Una parte del materiale raccolto viene lavorato dalle aziende italiane, la restante parte venduta in Paesi che presentano un sistema di aziende specializzate nella selezione e valorizzazione come la Tunisia.
Tale valorizzazione avviene, in coerenza con la gerarchia europea della gestione rifiuti (riduzione e riuso, poi riciclo e infine recupero energetico e discarica) e garantisce circa il 50% di riuso e per la parte restante proporzioni variabili di riciclo per ottenere pezzame per la pulizia industriale e materiali isolanti e fonoassorbenti per l’automotive.
Oggi, a valle delle raccolte e soddisfatte le richieste delle aziende italiane, che per esigenze commerciali lavorano anche quantitativi provenienti da altri Paesi, circa 80.000 tonnellate l’anno vengono acquistati da aziende tunisine specializzate nel settore.
Tale stabile rapporto commerciale si configura come una vera e propria “integrazione di filiera” del fine vita dell’abbigliamento usato. Il comparto tunisino (detto della “friperie”) è costituito da oltre 50 aziende che trattano circa 150.000 tonnellate ogni anno (importate dall’Italia e da altri Paesi europei) e danno occupazione diretta ad oltre 4.000 addetti oltre ad alimentare i settori portuali, dei trasporti e commercio tramite mercati, negozi ed esportazioni.
“Il nuovo pacchetto di Direttive europee sull’Economia Circolare”, evidenzia il Presidente CONAU – Andrea Fluttero, “prevede che entro il 2025 in tutti i Paesi europei si raccolga separatamente la frazione tessile dei rifiuti domestici. Questo obbligo aumenterà la quantità di abbigliamento usato raccolto in Europa e creerà nuove opportunità di lavoro ma anche problemi di collocazione dei maggiori quantitativi raccolti, in rapporto ai mercati di sbocco esistenti.
In prospettiva di questo scenario, questo accordo consolida e rafforza l’integrazione di filiera tra la parte italiana di raccolta e preparazione e quella tunisina di selezione finalizzata a riuso e riciclo e si pone l’obiettivo di garantire trasparenza, far crescere dal punto di vista tecnologico e sviluppare le attività e l’occupazione nelle aziende italiane e tunisine del settore.”.
» 07.11.2018
Secondo gli ultimi dati del Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati oggi questo settore della circular economy ha raggiunto un equilibrio: in Italia si raccolgono ogni anno circa 150.000 tonnellate di abbigliamento usato che vengono sottratte allo smaltimento in discarica o in inceneritore, garantendo circa 1.000 posti di lavoro in gran parte in piccole aziende e nel mondo delle cooperative sociali che impiegano una quota significativa di soggetti svantaggiati. Una parte del materiale raccolto viene lavorato dalle aziende italiane, la restante parte venduta in Paesi che presentano un sistema di aziende specializzate nella selezione e valorizzazione come la Tunisia.
Tale valorizzazione avviene, in coerenza con la gerarchia europea della gestione rifiuti (riduzione e riuso, poi riciclo e infine recupero energetico e discarica) e garantisce circa il 50% di riuso e per la parte restante proporzioni variabili di riciclo per ottenere pezzame per la pulizia industriale e materiali isolanti e fonoassorbenti per l’automotive.
Oggi, a valle delle raccolte e soddisfatte le richieste delle aziende italiane, che per esigenze commerciali lavorano anche quantitativi provenienti da altri Paesi, circa 80.000 tonnellate l’anno vengono acquistati da aziende tunisine specializzate nel settore.
Tale stabile rapporto commerciale si configura come una vera e propria “integrazione di filiera” del fine vita dell’abbigliamento usato. Il comparto tunisino (detto della “friperie”) è costituito da oltre 50 aziende che trattano circa 150.000 tonnellate ogni anno (importate dall’Italia e da altri Paesi europei) e danno occupazione diretta ad oltre 4.000 addetti oltre ad alimentare i settori portuali, dei trasporti e commercio tramite mercati, negozi ed esportazioni.
“Il nuovo pacchetto di Direttive europee sull’Economia Circolare”, evidenzia il Presidente CONAU – Andrea Fluttero, “prevede che entro il 2025 in tutti i Paesi europei si raccolga separatamente la frazione tessile dei rifiuti domestici. Questo obbligo aumenterà la quantità di abbigliamento usato raccolto in Europa e creerà nuove opportunità di lavoro ma anche problemi di collocazione dei maggiori quantitativi raccolti, in rapporto ai mercati di sbocco esistenti.
In prospettiva di questo scenario, questo accordo consolida e rafforza l’integrazione di filiera tra la parte italiana di raccolta e preparazione e quella tunisina di selezione finalizzata a riuso e riciclo e si pone l’obiettivo di garantire trasparenza, far crescere dal punto di vista tecnologico e sviluppare le attività e l’occupazione nelle aziende italiane e tunisine del settore.”.
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